La Chianina


     

Derivata secondo alcuni dal Bos Primigenius (quello raffigurato nei graffiti delle caverne preistoriche), la Chianina è una delle più antiche ed importanti razze bovine d’Italia, e deve il proprio nome alla zona di allevamento: la Valdichiana. Tra le ipotesi sulla sua origine sembra avvalorata quella, fondata su ragioni storiche, che la vede come razza autoctona o quanto meno esistente da tempo immemorabile. La Chianina è conosciuta ed apprezzata fin dall’antichità: gli Etruschi e i Romani usavano animali dal candido manto nei cortei trionfali e per i loro sacrifici agli dei, bovini bianchi e grandi che molto probabilmente furono i progenitori degli attuali bovini della Valdichiana.

Ancora, secondo alcuni studiosi, la testa di toro scolpita sopra un aia romana del I sec. d.C., rinvenuta nei pressi di Asciano (Comune confinante con la Valdichiana), e il toro italico che figura nel rame manufatto nel Lazio ai primi del sec. IV a.c. sono due riproduzioni di un animale che per le sue caratteristiche morfologiche è molto somigliante al “Chianino”.

La Chianina e’ riconoscibile dal manto bianco-porcellana, dalla pigmentazione del musello e della lingua, dalla testa leggera ed elegante con corna brevi dal tronco lungo e cilindrico con dorso e lombi larghi e dagli arti piu’ lunghi che nelle altre razze. E’ considerata la “Razza Gigante” per antonomasia in quanto la più grande del mondo. (Il record assoluto di peso di un bovino e’ detenuto da dal notissimo “Donetto “, un toro che all’età di 8 anni raggiunse i 1.750 Kg).

Si è ben presto diffusa in tutte le terre di toscana, in Umbria e nell’alto Lazio divenendo, in queste tre regioni,   la principale razza da carne e da lavoro fino agli anni sessanta.

Nelle provincie toscane l’allevamento, di bovini di razza Chianina, rappresenta tuttora un importantissima attività, sia in termini di reddito ed occupazione, sia per il mantenimento del territorio prevalentemente collinare e montano altrimenti abbandonato e maggiormente soggetto a degrado.

La razza consente di mantenere la memoria storica, le radici culturali e soprattutto l'attivita' economica di numerosi allevamenti.

I sistemi di allevamento della razza sono prevalentemente tradizionali, quali pascolo, stabulazione libera, stabulazione fissa anche se non mancano esperienze che vedono la razza bianca collocata nell’ambito di aziende zootecniche ben strutturate e condotte con tecniche, improntate alla maggiore razionalità ed economicità. In genere viene praticato l’allattamento naturale del vitello, fino al momento dello svezzamento.

Nelle successive fasi di accrescimento ed ingrasso la base alimentare deve essere rappresentata, principalmente da foraggi freschi e/o conservati (provenienti da prati naturali, artificiali, coltivazioni erbacee tipiche della zona di produzione indicata) e da mangimi di origine aziendale (granaglie sfarinati……), Vengono utilizzati anche   mangimi concentrati semplici o composti e l'addizione con integratori minerali vitaminici mentre tra gli integratori proteici è vietato l'uso di farine di origine animale .

Gli allevatori che aderiscono alle attività previste dal Libro Genealogico, gestite a livello periferico dalle Associazioni Provinciali Allevatori, si avvalgono del Centro Genetico esistente dagli anni ‘80 a Perugia, e condotto dall’A.N.A.B.I.C. . Presso il Centro vengono inviati i vitelli, frutto delle migliori linee genetiche,   che all’eta’ di sei mesi si distinguono per morfologia e caratteri tipici di razza; essi vengono sottoposti alle prove di performance a seguito delle quali si ottengono i dati necessari alle definizione degli indici genetici. Soltanto i migliori animali vengono destinati alla riproduzione attraverso la produzione di materiale seminale o venduti alle singole aziende come tori di pregio.

 per saperne di più: ANABIC; Regione Toscana