La Pontremolese


Un tempo i capi di pontremolese popolavano in gran numero le stalle e i campi della Lunigiana, formidabili ausili per il lavoro quotidiano e per il mantenimento dell’ambiente circostante, ma anche fonte di latte e di carne di alta qualità. Limitati però dalla scarsa produttività sono stati soppiantati dall’inserimento di razze piu’ produttive ed hanno rischiato l’estinzione: e’ infatti la razza bovina italiana con il minor numero di esemplari, intorno al 1940 il numero dei capi si aggirava circa a 15000 per passare nel 1960 a 5700 fino a giungere al definitivo tracollo della popolazione, 13 capi censiti nel 1983.

Il progetto di reintroduzione e valorizzazione del bovino di razza pontremolese è nato proprio dalla consapevolezza che esso sia un patrimonio di inestimabile valore per la zootecnia: la salvaguardia delle risorse genetiche è essenziale infatti per contrastare la pericolosa riduzione della variabilità biologica sia nel campo vegetale che animale.

Ma l’operazione di reintroduzione non ha nulla di folcloristico o nostalgico: non si deve sottovalutare infatti l'importanza di perseguire l'utile aziendale e quindi pensare il recupero in prospettiva, quale fattore sinergico, tutt’altro che trascurabile, per generare un ulteriore valore aggiunto per l'azienda zootecnica magari attraverso una produzione lattiero-casearia tipica di nicchia e della carne in un’ottica di filiera latte-carne, cercando così di disinnescare il pericolo di estinzione.

Non solo, la possibilità di praticare il pascolo nelle aree più impervie, garantirà il mantenimento dei cotici e il conseguente miglioramento della percolazione e dell’accumulo dell’acqua nel suolo, favorendo la riduzione dell’erosione e il contenimento dell’avanzata del bosco.

La strada sarà lunga per un pieno recupero della razza ma già abbiamo visto un primo grande risultato concreto: la nascita dopo tanti decenni di 3 vitelli, 2 maschi a San Terenzo Monti ed una femmina 'pontremolese' proprio a Pontremoli. Non era scontato ed ha richiesto l'impegno di molti e la cura quotidiana di chi accudisce un patrimonio prezioso per tutta la collettività.

per saperne di più: AIA; Regione Toscana