Progetto


Il consumo di carne in Italia ha registrato una costante crescita dal 1960 fino all’inizio degli anni ’90 dopo di che l’incremento ha riguardato soltanto le carni suine, mentre pollame e carni bovine hanno iniziato una progressiva tendenza al ribasso, più altalenante per il pollame, più marcata per i bovini; il consumo di carne ovina è praticamente dimezzato a fronte di un modesto decremento produttivo. In parallelo si evidenzia in Italia una sensibile diminuzione della produzione di carne bovina che ha comportato un maggior ricorso alle importazioni. In sintesi quindi possiamo osservare un tasso di autoapprovvigionamento di carne bovina che passa da uno storico 60% al 58% del 2010, a circa il 56% attuale. Non esistono statistiche redatte a livello regionale, ma senza dubbio la Toscana non fa eccezione rispetto a questi  dati e probabilmente, vista la forte riduzione del numero di ingrassatori e anche di allevatori di vacche da carne, la situazione deficitaria potrebbe essere superiore alla media nazionale. 1) Descrizione del problema da risolvere o della specifica opportunità da cogliere

In questo quadro si colloca l’esigenza di incrementare la produzione di carne bovina in Toscana, facendo riferimento agli allevamenti esistenti, anche quelli specializzati nella produzione di latte, utilizzando moderne tecniche di riproduzione, favorendo l’allevamento in Toscana dei vitelli che attualmente vengono trasferiti nel Nord Italia, valorizzando la produzione tramite il miglioramento e la certificazione di qualità e realizzando il consolidamento dell’intera filiera, comprensiva degli aspetti commerciali.

La Banca Dati Nazionale delle anagrafi animali presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Teramo registrava in Toscana 4.450 allevamenti da carne nel 2004 e 3.290 nel 2016 (-26%) e 870 stalle da latte nel 2004 contro le 310 attuali; nello stesso periodo il totale dei bovini allevati in Toscana passa da 106.000 a 86.000 (-19%) di cui le vacche da carne da 29.500 a circa 22.300 e da latte da 12.300 a 8.750.  anche valutando che alcune variazioni di consistenze potrebbero essere dovute ad aggiustamenti all’interno della BDN, il decremento produttivo è tuttavia evidente.

Impianti di macellazione e attività

Nel biennio 2013-2014, nei 31 stabilimenti di macellazione di capi bovini attivi sono stati macellati complessivamente 72.421 capi (tabella 1).

Origine 2013 2014 Totale %
Nati e allevati in Toscana 13444 13317 26761 36,95
Introdotti per l'ingrasso (> 30 gg) 15668 16530 32198 44,46
Introdotti per la sola macellazione 7039 6423 13462 18,59
Totale 36151 36270 72421

Tabella 1 - Capi bovini macellati in Toscana nel biennio 2013 – 2014 (fonte: BDN)  

Fonte La filiera della carne bovina toscana: analisi e prospettive future

Lombardo A.1, Crovetti A.2 , Bozzi R.2, Mari M.1, Veronesi M.3 ,Brajon G1 .

1Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana “M. Aleandri”, Sezione di Firenze

2Università di Firenze, Dipartimento di Scienze delle Produzioni Agroalimentari e dell'Ambiente

3Associazione Regionale Allevatori della Toscana

2) Illustrazione della soluzione (innovazione) oggetto della proposta di piano

L’obiettivo di aumentare la produzione di carne bovina senza ricorrere all’importazione di vitelli da ristallo dall’estero, ma facendo il massimo ricorso possibile alle vacche presenti in Toscana, può essere perseguito valorizzando anche le vacche da latte che rappresentano oltre il 28 % del totale.

Allo stato attuale la maggior parte delle bovine da latte allevate in Toscana vengono fecondate con tori della loro stessa razza (prevalentemente Frisona e Bruna) per ottenere le vitelle da rimonta, cioè destinate alla sostituzione delle bovine a fine carriera. Le tabelle sottostanti dimostrano che, dato un tasso di rimonta (vacche sostituite ogni 100 presenti) del 25% sommato alla esigenza di selezionare le migliori vitelle e applicando al settore latte un tasso di fecondità (numero medio di vitelli per vacca presente) dell’80%, si stima una fabbisogno di circa 2.200 vitelle ogni anno che richiedono almeno 5.500 vacche da fecondare con tori della stessa razza.

Contemporaneamente si osserva che  dalle 8.750 vacche e col citato tasso di fecondità si ottengono circa 7.000 vitelli ogni anno di cui 3.500 maschi e altrettante femmine.

Dall’analisi dei dati sopra esposti, risulta evidente che per ottenere 2.200 vitelle da rimonta è necessario fecondare 5.500 vacche e scartare, cioè destinare all’ingrasso fuori regione e comunque di scarsa qualità,  2.250 baliotti maschi puri e 550 baliotti femmine, con uno spreco enorme di risorse. Il ricorso a materiale seminale in purezza sessato permetterebbe di fecondare soltanto 2.750 vacche per ottenere esclusivamente femmine pure ed utilizzare tutte le altre vacche per la produzione di vitelli da carne, fecondandole con materiale seminale di razze specializzate. In parallelo occorrerà fornire un adeguato supporto tecnico alle aziende allo scopo di aumentare la fecondità con l’obiettivo di raggiungere la disponibilità iniziale di almeno 3.000 vitelli in più ogni anno, da incrementare nel tempo, che rappresentano oltre il 22% della attuale produzione.Gli allevamenti di vacche da latte, specialmente quelli di maggior pregio genetico, tendono a fecondare tutte le bovine in purezza, utilizzando cioè tori della stessa razza, quasi esclusivamente in fecondazione artificiale; in questo modo possono assicurarsi la disponibilità di rimonta interna e mettere sul mercato giovani manze di elevato valore.  Dalle fecondazioni in purezza si ottengono metà femmine e metà maschi (baliotti) che, essendo di razze da latte, spuntano prezzi assolutamente insoddisfacenti e nella maggior parte dei casi, vengono trasferiti in allevamenti specializzati della Lombardia o Emilia.

Per il conseguimento delle finalità che questo progetto si pone, è necessario modificare alcuni strumenti di questa prima parte della filiera produttiva e realizzarne altri che si collocano a valle degli allevamenti da latte.

Allo stato attuale non esiste in Toscana un centro di svezzamento dei vitelli in quanto, come si diceva, i vitelli appena scolostrati (7-15 giorni) vengono trasferiti in aziende del nord Italia. Il Piano strategico prevede la realizzazione  e la gestione a cura di Fattorie Toscane di un impianto idoneo allo svezzamento e all’ingrasso dei vitelli.

La CAF intende rinnovare le proprie attrezzature e strumentazioni all’interno dell’impianto di macellazione di Vicchio (FI) per permettere la misurazione del peso vivo degli animali, la classificazione delle carcasse e la realizzazione di un software idoneo all’elaborazione dei dati utili  conoscere la qualità dei singoli capi macellati, gli incrementi di peso e fornire preziose indicazioni agli allevatori ed ingrassatori per ottimizzare la produzione.

In parallelo si prevede l’applicazione del marchio Toscana-Toscana (bovini nati e allevati in Toscana) per l’identificazione, la tracciabilità e conseguente valorizzazione della produzione regionale. Il marchio è di proprietà dell’Associazione Regionale Allevatori, è depositato al MIPAFF come marchio collettivo, è dotato di un disciplinare di produzione a cui le aziende debbono attenersi. ARAT controlla, in qualità di ente gestore, il rispetto del disciplinare e applica il marchio sulle mezzene presso i mattatoi convenzionati e sulle confezioni di carni sezionate e porzionate, mediante l’ausilio dei laboratori di confezionamento, anch’essi convenzionati.

 La  collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico  Sperimentale del Lazio e Toscana permette di perfezionare un metodo di analisi del DNA dei singoli bovini e delle carni in modo da poter assicurare la tracciabilità degli alimenti ed offrire al consumatore le massime garanzie circa la provenienza degli stessi.

Il Dipartimento di Scienze delle Produzioni Agroalimentari e Ambientali (DISPAA) fornisce il supporto scientifico in tutte le attività previste dal piano strategico.

 3) Descrizione della proposta di piano

3.1  Illustrazione degli obiettivi/risultati del piano: specifici, misurabili

  1. allevamenti coinvolti nel piano (inziali – finali - %)
  2. vacche coinvolte
  3. vitelli ingrassati in Toscana
  4. % vitelli toscani su vitelli toscani

 3.2  Ricadute economiche attese con la realizzazione del piano

  1. 1. miglioramento del bilancio import-export di carne in Toscana
  2. maggior reddito degli allevamenti da latte
  3. maggior reddito degli allevamenti da carne
  4. migliore efficienza gestionale negli allevamenti
  5. migliore efficienza gestionale negli impianti di macellazione

3.3  Ricadute ambientali attese con la realizzazione del progetto

  1. riduzione delle movimentazione di vitelli su gomma
  2. consolidamento e sviluppo di allevamenti anche in aree marginali
  3. diminuzione dell’impatto ambientale degli allevamenti

4) Durata prevista del Piano strategico comprese le azioni di trasferimento, divulgazione e informazione

Il Piano strategico ha durata di 4 anni