La Pecora dell’Amiata


La Pecora dell’Amiata diffusissima fino agli anni sessanta - settanta dello scorso secolo, è una pecora a triplice attitudine: latte, carne, lana ed è adatta ad ogni tipo di pascolo particolarmente a quelli ì marginali. E’ molto più rustica di altre razze e si presenta più resistente a malattie e parassitosi. Può essere allevata tutto l’anno all’aperto senza particolari problemi e, con un giusto carico di animali per unità di superficie, richiede scarso o addirittura nessun foraggiamento supplementare; la razza ha infatti una grande capacità di adattamento essendo un’ottima brucatrice di cespugli e arbusti di boschi e zone marginali ed incolte. Questo suo adattamento si ripercuote positivamente sulle caratteristiche organolettiche della carne e soprattutto del latte con cui si producono dei tipici formaggi locali i cui sapori ed aromi riflettono quelli delle essenze foraggere di cui le pecore si sono alimentate. Di taglia media, il colore dominante del mantello è il bianco ma possono essere presenti macchie nere o marroni e anche mantello completamente pigmentato (nero). Era  infatti abitudine tenere nel gregge almeno una pecora nera la cui lana veniva filata per fare le calze, indumento che era preferibile, per ovvi motivi, non sottoporre a tintura. Le femmine nella maggior parte dei casi non presentano corna anche se in alcuni soggetti sono presenti in forma ridotta (in un gregge di 30/40 pecore se ne potevano vedere due o tre denominate “cornicchie”); i maschi invece presentano delle magnifiche corna a spirale che li rendono inconfondibili e danno loro un aspetto elegante ed austero.

Grazie al lavoro svolto da ARAT nel quadro del progetto Vagal di identificazione, tipizzazione e classificazione degli animali presenti in Toscana, è stato possibile ottenere dal Ministero dell'Agricoltura il riconoscimento del Registro Anagrafico a cui sono iscritti circa 3.000 capi.

per saperne di più: Regione Toscana